Una Storia, tante Storie..Intervista a Rodolfo D’Elia – 25/01/2025

Per il sesto episodio della rubrica Inter Club Torino 1963: una Storia, tante Storie…, sabato 25 gennaio abbiamo incontrato Rodolfo D’Elia, storico Socio fondatore del Club.

Questa volta si torna davvero alle origini. Rodolfo ha infatti vissuto sia la fase embrionale che quella della fondazione del Club, vicino al Barba e agli altri protagonisti della nascita del nostro Sodalizio.

Rodolfo ci attendeva con grande trepidazione, e ci ha ospitati nella sua casa di Guagnano (LE), dove ci siamo recati dopo l’intervista svolta con Michele Santomauro (leggila qui).

L’accoglienza è stata carica di amicizia, fratellanza e grande gioia; Rodolfo infatti ci ha subito tenuto a mostrarci la sua bottega da tappezziere, in cui custodisce i resti di stoffe e di alcuni lavori da ultimare, anche se ormai ha cessato l’attività da dieci anni.

Ed è proprio qui che inizia a raccontare la sua storia, iniziando dall’approdo in terra piemontese. Ma non prima di averci offerto il caffè, con una simpatica battuta.

Girate le tazze. Non ho detto svuotate le tasche.

 

Dall’emigrazione fino al ritorno alla terra madre

Arrivo a Torino nel 1959, e fin da subito ho avuto una grande passione per il mio mestiere: ho fatto il tappezziere per 65 anni, iniziando in via San Secondo e successivamente in via Santa Giulia. Sono orgoglioso che ancora oggi ci siano cinque-sei ragazzi che continuano a lavorare come tappezzieri, dopo essersi formati nella mia bottega.

Nutrivo però anche la volontà di ritornare nella mia terra, per dare un contributo, portando avanti un progetto. Gli anni settanta sono stati ottimi, l’economia era in espansione. Lascio infatti Torino nel 1966, per fare ritorno a Guagnano.

 

La raccolta fotografica

Dopo l’accoglienza in bottega, Rodolfo ci accompagna nella sua abitazione, che si trova al piano superiore dello stesso stabile.

Ed è grazie ad album con delle foto d’epoca che la storia e la vita del Club prendono forma, coi ricordi che si fanno sempre più vividi e gli occhi si illuminano di quella luce che solo i momenti più preziosi sanno far accendere.

Tante foto immortalano Rodolfo insieme al Mago, Helenio Herrera, a Jair, al Piede sinistro di Dio Mario Corso. Altre raccontano invece della sua presenza allo stadio (la più interessante con la bandiera dedicata ad Helenio Herrera), ma anche della vita al Bar Marconi e della presenza del Club al Meazza ma non solo – una in particolare è stata infatti scattata al Filadelfia di Torino, con lo storico striscione nerazzurro in bella vista.

La bandiera dedicata ad Herrera era stata realizzata proprio da Rodolfo in persona, con la scritta “Los aficionados de H.H. Inter Club Torino”. L’ho realizzata io, poi è stata utilizzata da altri in mia assenza durante l’anno del servizio militare. Con Herrera ebbi anche l’occasione di parlarci, ma non era di tante parole, e non si capiva molto.

Ciò che fa vibrare l’anima sono però le immagini scattate con la Coppa dei Campioni in casa Moratti. Rodolfo ce ne descrive una minuziosamente.

Questa fotografia ci vede presenti alla grande festa organizzata dalla Famiglia Moratti presso la propria villa di Imbersago. Era una festa stile Beverly Hills, con personalità di alto rango, la parte più rappresentativa della Milano bene. E c’eravamo anche noi.

Il ricordo è quello di una tenuta immensa, con il ritrovo organizzato all’interno di un salone grandissimo, tutto imbandito. Il Presidente Moratti viene descritto come una persona eccezionale, molto disponibile.

E’ stata un’emozione unica poter toccare con mano la Coppa dei Campioni, ed allo stesso tempo un privilegio essere invitati per l’occasione. La delegazione dell’Inter Club Torino era composta de me, dal “Barba” (Amerigo Bongiorno, ndr) e da sua figlia Daniela, e da Pier Luigi Cugnasco (primo Presidente della Storia del Club, firmatario di Atto Costitutivo e dello Statuto, aggiungiamo noi).

Sono tante altre le foto che ci vengono mostrate: una a Vienna, dopo un viaggio durato ben venti ore; un’altra con il cognato di Rodolfo, Luigi Leone, anch’esso uno dei primi Consiglieri del Club; un’altra ancora con il nipote Fernando che aveva scritto “Jair incubo di Belgrado”, dedicato ad una storica partita di Coppa dei Campioni del 1964 contro il Partizan; un’ultima in gruppo sotto le insegne del Caffè Marconi, appare in bella vista uno striscione, che recita “Lotterem ognor compatti per Herrera e per Moratti”.

E relativamente all’ultima foto e allo striscione, la precisazione. All’epoca non c’era niente di stampato, le lettere venivano tagliate una ad una e cucite.

 

La storia nel Club

Tutto ebbe origine grazie alla rivista Inter Football Club, tramite la quale Rodolfo ci confessa di essersi messo in contatto con i primi referenti del nascente Club.

Il mio percorso inizia con Peppe Astigiano, col quale ci siamo incontrati al Bar Marconi, dove lui sapeva che c’era già in gestazione la nascita dell’Inter Club Torino. Poi i dettagli e tutti i personaggi non li ricordo, è passato troppo tempo.

Un ruolo di primo piano quello di Rodolfo all’interno del Direttivo.

Nella fase embrionale era già una realtà anche se non organizzata, era il “Covo degli interisti”. Io mi occupavo soprattutto del lato organizzativo del tifo, trasferte, striscioni, il caos che bisognava fare, ecc. Sono stati periodi molto belli. Ho passato cinque anni nel Club, prima del ritorno a Guagnano.

Le ultime trasferte organizzate da Rodolfo, anche da esterno al Club, furono Roma-Inter di Campionato (2-1, 12 dicembre 1982) e Inter-Groningen (5-1, 2 novembre 1983) di Coppa UEFA, giocata a Bari perché il Meazza era squalificato.

Non può comunque mancare un ricordo di Amerigo Bongiorno.

Il Barba era una grande persona, molto disponibile, ferreo nelle sue osservazioni. Stimatissimo a Milano, avere creato un Club dell’Inter a Torino dava molto credito.

E paragonando il passato con il presente, ci sono più similitudini di ciò che si pensi.

Al tempo si aspettava mezzanotte per avere qualche notizia sulle partite in trasferta dell’Inter, oggi ci sono i social. Posso dirvi che i costi per seguire la squadra erano paragonabili a quelli di oggi, se si contestualizza bene.

 

Tante trasferte

Durante i diversi viaggi per seguire l’Inter, Rodolfo era spesso presente.

In linea di massima a Milano c’ero quasi sempre. Poi sono stato a Vienna, allo spareggio scudetto col Bologna (7 giugno 1964, Stadio Olimpico), faceva talmente caldo che, ricordo, Corso si metteva il ghiaccio dietro alla nuca. Su quello scudetto perso ci furono molte ombre.

Sono stato anche a Madrid per lo spareggio di Coppa Intercontinentale Inter-Independiente, vinta 1-0 con gol di Corso ai supplementari.

Sono tante le partite che a cui Rodolfo ha assistito insieme agli amici dell’epoca con il Club, grazie ai bus che partivano da Corso Marconi. Sono passati tanti anni, e non è di certo facile ricordare tutti i dettagli.

 

Il filo diretto tra Guagnano e Torino

Risulta sicuramente particolare come ci sia questo filo diretto tra Guagnano e Torino, dato che tante persone provenienti dalla cittadina salentina si sono ritrovate a Torino.

E’ sicuramente una coincidenza, nulla di più, ma fa comunque piacere, ci confessa Rodolfo.

E sulla nostra imbeccata in merito alla possibilità di tornare a Torino, le possibilità appaiono limitate.

Fino a qualche tempo fa avevo il desiderio di spostarmi, di girare. Torino mi è sempre piaciuta, avevo tanti amici, tra lavoro e sport. Ci vive una delle mie due figlie, con la famiglia. Dieci anni fa ho perso mia moglie. Sono talmente preso dagli impegni, non ho più le forze e il tempo, anche se il pensiero resta…

 

Il ricordo dei calciatori

Alla richiesta di indicare un calciatore preferito, Rodolfo ci confessa come ce ne sarebbero molti, ma il tempo trascorso non aiuta a ricordare tutti. Un paio di nomi ce li da comunque.

Facchetti sicuramente, anche se, come persone, ne ricordo altri con molto piacere. Guarneri, molto corretto nei confronti di tutti. Il calciatore più disponibile che ho conosciuto è stato Sandrino Mazzola, molto educato.

E a proposito di calciatori, ci racconta un aneddoto.

Mentre salutavamo la squadra dopo una partita, mi avvicinai a Suarez il quale non mi ha soddisfatto, mi ha quasi schivato.

 

E’ il momento del congedo

Tornare a parlare di quegli anni, della nascita del Club, non può che aver suscitato in Rodolfo sensazioni particolari.

Bella, fa molto piacere. Quando c’è la continuità cosa si può pretendere di più? Vuol dire che sta andando tutto bene.

I saluti finali non potevano avvenire altrove che in bottega, dove è iniziata la nostra chiacchierata.

L’emozione e la voglia di stare insieme erano talmente grandi tanto che Rodolfo ci ha regalato una stoffa, come ricordo del suo passato e del suo mestiere, come segno di gratitudine e come cimelio per fissare nella memoria la nostra visita.

Un enorme grazie a Rodolfo, per l’amicizia, l’ospitalità, il racconto, le preziosissime informazioni, le strepitose foto e per aver contribuito a fondare e rappresentare il nostro storico e glorioso Club.

E Rodolfo ci regala una speranza, ringraziandoci a sua volta.

Grazie a voi, sono stati momenti bellissimi. Magari ci rivedremo…

Inter Club Torino 1963

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